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Prima di tutto spieghiamo cos’è il Quantitative Easing (QE), quali sono i suoi effetti, perché è stato adottato nell’euro-zona e perché risulta inefficace.

Quantitative Easing significato

Il QE è una misura di politica monetaria non convenzionale. Quantitative Easing è uno strumento attraverso cui una Banca Centrale interviene sui mercati finanziari per variare il livello della moneta in circolazione. La BC agisce sul livello dei tassi d’interesse sia a breve termine sia a lungo termine, sia sul mercato azionario, sia sul mercato obbligazionario. La forma più comune prevede un espansione massiccia dei bilanci della BC, con un intervento sui tassi di interesse a lungo termine, tramite operazioni di mercato aperto.

Quantitative Easing, il rubinetto della liquidità

Quantitative Easing gli effetti

Attraverso l’acquisto e la vendita di titoli dal sistema bancario, s’influenza il livello delle riserve delle banche. Con le variazioni delle riserve si ottengono vaariazioni nei tassi di interesse. Le variazioni dei tassi sono funzionali ad agevolare i prestiti nei confronti di imprese e famiglie. In più, il Qunatitative Easing favorisce il deprezzamento del tasso di cambio della moneta nazionale, rendendo i beni commerciali più competitivi. Questo porta ad un aumento delle esportazioni e ad una diminuzione delle importazioni, con effetti positivi sul PIL.

Perché il Quantitative Easing nell’Euro-zona?

Nell’Euro-zona il Quantitative Easing favorisce una riduzione dei tassi di interesse riducendo i costi di finanziamento per permettere a imprese e famiglie di accedere più facilmente ai prestiti. Inoltre, agendo sul tasso di cambio svalutando la moneta rende i beni commerciali meno costosi, aumentando l’export e riducendo l’import, con effetti positivi sul PIL. Quindi, nell’Euro-zona lo scopo di tale misura è rilanciare l’economia a seguito della crisi scoppiata nel 2010.

Perchè il QE è risultato inefficace in Euro-zona?

L’euro si svaluta rispetto al dollaro di 20 punti base. I beni europei sono più competitivi sul mercato internazionale. Quindi aumenta la domanda e l’export verso tali beni e aumenta l’inflazione. Tuttavia, dalla fine del 2014, l’eurozona registra tassi d’inflazione prossimi allo zero o negativi. La deflazione è peggio dell’inflazione. Nel breve periodo, una leggera deflazione comporta un aumento del potere d’acquisto. Però, un’esportazione prolungata a tassi d’inflazione negativi implica una diminuzione dei salari e dei redditi e minor guadagni delle imprese, dovuti al calo dei prezzi.

Un tasso d’interesse ugualea zero determina indifferenza nella scelta di come detenere ricchezza. Se sotto forma di moneta o sotto forma di titoli. Questo perché sia moneta sia titoli pagano lo stesso tasso di interesse, cioè zero. In questa situazione, l’economia rischia di cadere nella trappola della liquidità. La Banca Centrale può aumentare la liquidità, ma questa non è in grado di stimolare né l’input né l’output dell’economia. Per evitare ciò le banche centrali riducono ulteriormente i loro tassi di interesse sui depositi rendendoli negativi. I tassi negativi di interesse spingono di fatto le banche a fare nuovi prestiti a prescindere dalla domanda effettiva di credito

Perché è meglio un approccio taylorista alla politica monetaria?

L’economia si trova davanti ad un bivio. Le politiche non convenzionali sono supportate dagli economisti della scuola neokeynesiana. Invece, i monetaristi come Taylor hanno una visione opposta. Secondo Taylor, bisognerebbe limitare gli interventi della Banca Centrale, in situazioni di crisi. Bisogna limitare l’uso dell’aggregato monetario. Finché il livello del tasso di interesse rimane molto basso, la Banca Centrale non deve continuare a immettere liquidità.

Effetti negativi del Quantitative Easing

Il QE crea una bolla nel mercato dei titoli delle commodities. Ad esempio, sul petrolio, gas naturale, oro, metalli preziosi e sulle risorse agricole. Dal 2014 al 2016, il prezzo del petrolio è diminuito del 60%, per tre ragioni:

  • A causa dell’aspettativa di un aumento dei tassi dei interesse nominali applicati dalla FED.
  • A causa della speculazione dovuta ad un tasso Eur/Usd debole.
  • Infine, le commodities sono quotate in dollari. Quindi, un incremento del tasso di cambio del dollaro segue un calo del prezzo delle commodities in dollari.

Infine, un eccessivo deprezzamento del tasso di cambio spiegherebbe l’acquisto di attività estere a scapito di quelle nazionali. Aumenta la fuga dei capitali. Diminuisce la liquidità nei mercati nazionali. Poi, si aggiunge il caos valutario creatosi dalle manovre di svalutazione dello yuan del governo cinese. Ciò incide negativamente sul PIL statunitense. Infine, il deprezzamento del dollaro incide negativamente sulle esportazioni Europee. In sostanza il dollaro si è svalutato di più di quanto si aspettasse la svalutazione dell’euro senza che il QE potesse incidere notevolmente sulle esportazioni europee.

Giuseppe Foti

Di giipsy

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